Estratti
ESTRATTI
“Durante l’insegnamento interagivo con ragazze, la cui espressione spesso non andava oltre il rapporto della semplice cortesia. Se erano coinvolte nella riflessione critica, nella valutazione dei contenuti o nell’espressione di ipotesi interpretative, non parlavano, perché avevano paura di sbagliare. Temendo la reazione negativa dell’adulto, si privavano di un momento principe dell’apprendimento che vede nell’espressione verbale la comprensione e la memorizzazione a lungo termine dei contenuti”…
“Professoressa, con la seguente lettera ho “semplicemente, l’intenzione di provocarla, stupirla e farla vergognare. Ma nello stesso tempo fremo dalla voglia di sfogarmi e dire basta una volta per tutte”…
“Cara, non troppo, professoressa, chi scrive è una sua alunna. Forse di me non si ricorderà subito visto che per Lei non è tanto importante conoscere un’alunna, ma, piuttosto, “torturarla” durante le sue lezioni soprattutto durante le interrogazioni”…
“Cara professoressa, credo che Lei nella vita possa essere una donna molto gentile e raffinata. E’ una donna molto bella, ricercata nel vestire e per alcuni di buon gusto. In classe mentre spiega nuovi argomenti, incanta con il suo modo di parlare ricercato, e riesce a coinvolgere tutti. Purtroppo quando interroga si trasforma, diventa una persona insopportabile e impaziente. Ci chiama in due, in quattro e a volte anche di più, ci “sbatte” davanti alla cattedra”…
“Professoressa, un tempo scendeva il silenzio intorno a me, ero sola nella notte e nel buio. Travolta da pensieri e, ogni giorno più debole del precedente, spesso avrei voluto piangere come un bimbo nella culla. Un errore, ogni volta più banale alimentava sconforto e pentimento… Lei mi ha insegnato a guardare, osservando dapprima il mio volto allo specchio, poi quello altrui… La ringrazio cara professoressa, con i suoi occhi sono i più bei momenti che ho vissuto in questa scuola in una formazione integrale”.
“Vorrei venire a scuola con il sorriso in viso: vorrei essere felice di tutto quello che faccio con professori e compagne. Ma non è così… Non vorrei stare dietro un banco, non vorrei essere distante dalla cattedra, non vorrei avere paura dell’interrogazione. Accidenti quante cose non vorrei! Ma in compenso quante altre ne desidero: esprimermi con libertà, poter commentare”…
“Ero una ragazza timida e insicura. Spesso non riuscivo ad aprirmi con gli altri e talvolta mi rimaneva difficile parlare e confidarmi con i miei genitori e con i miei amici… Ora invece mi sento più sicura. Grazie alle dinamiche di gruppo, non solo ho conosciuto meglio le mie nuove compagne, ma sono anche riuscita a conoscere meglio anche me stessa”…
“Ciao papà, capisci perché ho desiderio di scriverti? (Non l’ho mai fatto). Il motivo è chiaro: comunichi poco con tutti noi. So che lavori molto e che hai i tuoi problemi, ma spesso i tuoi atteggiamenti sono solo distruttivi.. Ogni volta che faccio un commento, o non rispondi…”