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INTRODUZIONE
Durante l’insegnamento interagivo con ragazze, la cui espressione spesso non andava oltre il rapporto della semplice cortesia. Durante le lezioni, se erano coinvolte nella riflessione critica, nella valutazione dei contenuti o nell’espressione di ipotesi interpretative, non parlavano, perché avevano paura di sbagliare. Temendo la reazione negativa dell’adulto, si privavano di un momento principe dell’apprendimento che vede nell’espressione verbale la comprensione e la memorizzazione a lungo termine dei contenuti.
Mi mancava la loro vitalità. Abituate, in un certo senso, a subire, erano rassegnate al silenzio. Coloro che non si esprimono bloccano un’energia che, non trovando canali di sbocco, produce malessere. E il malessere lo leggevo nei loro occhi, nel colorito dei volti spento, nella postura che rivelava tensione e blocchi energetici.
Ero la loro docente di scienze dell’educazione, ma anche una psicoterapeuta d’indirizzo rogersiano e percepivo nel profondo i segni della sofferenza. Non vivevo la scissione tra i due ruoli, perché entrambi devono occuparsi dell’essere nella sua interezza……..
Esiste una polarità nello sviluppo: in qualsiasi momento il soggetto può andare verso la massima espressione di sé o verso la stasi e la regressione. Nelle diverse fasi della vita, egli può essere fiducioso o sfiduciato, avere autonomia o provare un senso di vergogna per avere osato troppo, manifestare iniziativa o dipendenza, essere industrioso o incapace di darsi da fare, esprimere durante l’adolescenza un’identità condivisa o averne una sensazione diffusa, in cui si evidenziano più spunti che abortiscono, lasciandolo con un senso di spersonalizzazione……….
E’ terapeutico ciò che produce benessere, non si deve essere necessariamente “malati” secondo l’accezione medica, per poi entrare in uno stato di salute. E’ terapeutico ciò che toglie dal disagio.
Ma è terapeutico il clima che instauriamo, il senso di sicurezza che stimoliamo nell’interlocutore, l’equilibrio nel dare significati ai fatti che avvengono intorno a noi. E’ una “terapia”, che, come questo libro intende dimostrare, può essere messa in atto da chiunque e produce i maggiori benefici nelle interazioni quotidiane, in famiglia ed a scuola…….
Alla base c’è tanta fiducia nel potenziale umano, il principio del rispetto, della non prevaricazione, dell’ascolto, secondo i dettami della psicologia umanistica, di Carl Rogers, che per anni lo ha dimostrato con i risultati della sua opera appassionata, ma anche secondo quelli che derivano dalla mia esperienza quotidiana.
E’ un metodo semplice, bisogna partire dalla considerazione che in ogni essere umano, nelle sue convinzioni e comportamenti, c’è una saggezza innata che lo induce a realizzare il meglio per sé e per chi lo circonda, attraverso valutazioni equilibrate e puntuali se non è intralciato dall’adulto, producendo difese e sensi di colpa, che alterano i processi della realizzazione equilibrata. …..
In questo momento, in empatia con te che leggi, immagino il sorriso ironico mentre ti chiedi: “Come si ristruttura il proprio pensiero fuori delle stanze degli psicoterapeuti?”
Esistono metodi semplici ed efficaci che si può imparare ad usare. Per esempio, si possono pronunciare parole stimolanti per spiegarsi gli avvenimenti. Le parole caratterizzano il pensiero, orientano emozioni e sentimenti, prova a dirti: ”Sono brutto, nessuno mi accetta, sono la causa del mio isolamento” e concentrati sulle tue reazioni. Qual è la sensazione di malessere che provi? Se invece ti dici: ”Il mio modo d’essere affascina”, come ti senti? Percepisci tutto il vigore delle emozioni?
Quando incontri un amico che ti chiede: “Come stai?” Se anziché dire benino, come molti fanno in modo pigro, impari a dire: “Ottimamente”, produci molta ricchezza nel tuo sentire, perché l’intensità della parola amplia i processi emotivi e le parole incoraggianti producono energia. Ci sono molte persone che hanno cambiato la qualità della loro vita, imparando ad usare parole stimolanti…….
Il materiale presentato come portato catartico ed espressivo delle nostre ragazze, aprendo un varco sul “temuto” e sul “non detto”, relativamente ai rapporti con gli adulti, può rivelarsi utile a tutti coloro che s’interrogano, che vogliono conoscere i giovani perché hanno a cuore il presente font-size: 11px;e il futuro della nostra società. E’ molto ricco, sembra un trattato psicopedagogico, deontologico, di saggezza, d’umanità.
Ci sono riflessioni sul disagio che produce il distacco umano, la saccenza, il comportamento screditante e la gioia della gratificazione. Le ragazze ci parlano del potere “magico” della trasformazione, del senso di liberazione che genera l’autostima, della libera
espressione priva di pregiudizi, dell’importante conquista dell’empatia e del benessere che dà sentirsi persone “migliori”.
Leggendo e ascoltando le parole delle ragazze anche col cuore, possiamo capire meglio come svolgere i ruoli, renderci conto dei doveri in relazione alle esigenze di chi è parte del rapporto, alle loro lacune. Possiamo essere presi per mano nel cammino della rigenerazione. Essere aiutati ad uscire dal disagio di chi, mentre interagisce credendo nella propria opera, ha di fronte persone chiuse nelle paure e nelle difese, che lo limitano nel suo operato, impedendogli di svolgere la sua funzione di stimolo.
Con questo libro facciamo un viaggio affascinante nei sentimenti delle nostre adolescenti e capiamo, dai loro scritti, ciò che in anni di studi, forse, non avremmo mai potuto scoprire.